Il tempo non è un granché. Estate pazza. Solo che in montagna quando va via il sole ti accorgi di quanto riscalda. Un po’ come le cose nella vita, apprezzi il loro valore quando non ci sono, e spesso è troppo tardi. Facendomi violenza tiro fuori una maglia dall’armadio, solo il pensiero mi fa venire caldo, e la metto nello zaino. As sa mai.

Scendo che Renato mi aspetta. Passiamo alla sede del C.i.s.s. dove avevamo appuntamento con le due assistenti sociali, Luana e Chiara e partiamo alla volta di Crissolo.

Dopo Paesana inizia la vera valle Po, valle stretta, strada stretta, paesini stretti, luce stretta. Non fosse per il Monviso che ti guarda dall’alto come fosse Zeus, la malinconia assumerebbe altri toni.

Arrivati. Apro la portiera e mi rendo conto, dopotutto, di non essere ancora del tutto brasato: la maglia serve, eccome.

Siamo davanti all’albergo, riconosco l’insegna. Una domanda mi echeggia in testa. E adesso? Sono abituato alle persone adulte, questo sì, ma a dei bambini? Questo no. Ma la mia curiosità è tanta, quindi andiamo.

Renato ed io veniamo accolti da alcune educatrici e dalla titolare. Persone cordiali. Bene. Mi dicono che i ragazzi sono entusiasti del soggiorno. Molto bene.

Scopro che per alcuni di loro è la prima volta in assoluto che passano la notte fuori casa, attenzione: non lontano dai genitori, ma in un luogo fuori dal loro ambiente di vita. Ecco che Crissolo diventa per loro un luogo oltre le Colonne d’Ercole. Immediatamente ho la sensazione che oltre la porta di ingresso mi stia aspettando un’esperienza al di là della mia immaginazione. Hic Sunt Leones.

Più prosaicamente, dopo la porta di ingresso mi sta aspettando una bella scala. Vabbè, del resto siamo nati per soffrire.

Raggiunta la vetta, sento un bel vociare. Eccoli.

Renato ed io entriamo nella sala: una lunga tavolata ci aspetta. Il tempo di respirare e arriva la prima: quando lo rifacciamo? Strike one.

Posso scrivere le mie sensazioni? Strike two.

Un soldo di cacio colorato mi si avvicina e mi chiede: come ti chiami? Roberto gli rispondo. Ciao Roberto! E mi abbraccia. Strike three and go home.

Stessa sorte tocca a Renato. Ci guardiamo inebetiti.

Un raggio di sole entra nella stanza. Il mondo ha qualche speranza.

E quello che mi ha colpito nel profondo è che questo raggio di sole proviene proprio da coloro che il sole non lo hanno mai visto. Fino ad ora, forse.